Concerto o rave? La dance è di tutti (Su "La Repubblica")

A Jesolo 15 mila spettatori per la quinta edizione del Beach Bum Rock Festival: trionfo per i Chemical Brothers - Dal nostro inviato FLAVIO BRIGHENTI JESOLO (Ve)

 

Assorbendo la potenza micidiale dei centomila watts di amplificazione, resistendo al caldo asfissiante e all' esercito delle zanzare, il popolo del rock ha superato senza traumi apparenti il cimento della quinta edizione del Beach Bum di Jesolo, chiuso sabato notte dai Negrita. Il festival - autentica maratona che, nell'arco di tre giorni, ha ospitato 23 concerti sul palco principale e quasi il doppio sul secondo palco - ha ribadito la sua vocazione per la musica di tendenza esponendo guerrieri rock ed eleganti indossatori di dance elettronica, punkettoni anarchici e sognatori visionari dell'alternative rock, metallari travestiti da rapper (o viceversa), imbonitori del pop odierno e molto altro ancora. Come a dire, l'universo della musica popolare coniugato al passato, al presente e in tanti possibili scenari del futuro, e offerto al pubblico in quantità industriale, a prezzi da saldo, in un moderno supermarket dei suoni. Una casbah sonora, circondata a sua volta, nella convulsa arena Picchi, da un antico, coloratissimo mercatino delle bancarelle, che al festival rappresenta l'unico "special guest" gradito a tutti. Il bilancio artistico del Beach Bum offre un saldo positivo, quello economico segna un sostanziale pareggio, grazie ai quindicimila spettatori paganti. Sul versante musicale, l'evento più atteso, l'unica data italiana dei Chemical Brothers, non ha deluso le aspettative. La coppia inglese del techno-rock evoluto, che ha di recente pubblicato il terzo disco "Surrender", ha raggiunto il pieno della maturità sintattica. Non c'è in pratica alcun rivolo della musica dance elettronica che sfugga oggi al loro controllo: big-beat, psichedelia e house, soprattutto, ma quel che più conta è la fantasia e l'efficacia con cui i due dj "non musicisti" applicano l'arte del "taglia e incolla". A Jesolo, la spettacolarità del loro show s'è mantenuta intatta per un'ora e mezza, con il pubblico della notte adorante sotto il palco, a stravolgersi senza requie nella danza, le pupille folgorate dalle immagini in movimento della videografica, riflesse sullo schermo gigante alle spalle dei "fratelli chimici". Musica da vedere e da sentire in sincrono, insomma, e che naturalmente si gode con il corpo prima che con la testa, ma solo a patto di trascurare l'idea tradizionale di concerto, perché quella dei Chemical è piuttosto un'idea traslata di rave. Sul palco, il nero Ed Simons e il biondo, lungocrinito Tom Rowlands, sono letteralmente assediati dalle macchine (tastiere, campionatori, mixer, computer). Si agitano come tarantolati, ma se al loro posto ci fossero dei manichini (come usavano i "padrini" Kraftwerk, non a caso lungamente citati nell'epilogo), nulla cambierebbe. Pure nei dodici brani in scaletta (dilatati in lunghezza dal singolo "Hey boy, hey girl" fino a "Private psichedelic reel") la potenza e l'assortimento dei colori ritmici e dei frequenti intarsi melodici dei Chemical sono altamente seduttivi. Al loro confronto, "sparisce" il digital-hardcore degli Atari Teenage Riot (quattro voci per un solo, minuscolo campionatore) e il pop sintetico degli islandesi Gus Gus. Sul largo fronte punk allineato al Beach Bum, i NoFx hanno dato (e avuto) quanto volevano; la sorpresa sono gli H2O, molto piaciuti negli impasti vocali dell'hardcore; la conferma i nostrani Prozac +, da oggi in studio per le registrazioni del nuovo disco. Per il resto: note di merito per gli asimmetrici Pavement, per i Queens of Stone Age, re dello stoner rock, per i bucolici Gathering, per i franco-cubani P18, tra elettronica e saudade. E due rivelazioni: la piccola grande Sia, australiana, voce candida immersa in salsa hip hop, soul e jazz, e i belgi Venus, autori sul palco piccolo di un raffinatissimo "rock da camera".

 

DI FLAVIO BRIGHENTI Come da: http://www.repubblica.it/quotidiano/newspdocs/19990705/foglio.html

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